Parecchi anni fa ho partecipato ad un percorso formativo stilistico che prevedeva una giornata a Bologna presso l’atelier di uno stilista emergente.
L’idea era quella di far capire ai partecipanti cosa ci fosse dietro alla creazione di una collezione.
Ricordo che quella giornata mi piacque molto. L’atelier era veramente figo. Più che un negozio di abbigliamento sembrava la casa di qualcuno. Una casa bella e molto, molto particolare.
Quando entrai rimasi subito colpito, oltre che dalla particolarità del posto, da altre due cose.
In primis dalla musica.
“The Sinner in Me” dei Depeche Mode “invadeva” gli spazi creando un’atmosfera scura e misteriosa.
In secundis da alcune foto giganti e spettacolari appese alle pareti.
La cosa più figa di tutte è che tra la musica, il posto e le immagini alle pareti c’era una sinergia profonda e molto affascinante.
Ad un certo punto si palesò lo stilista che dopo essersi presentato cominciò a raccontarsi.
Spiegò il modo di interpretare il suo lavoro, il processo creativo che lo aveva portato a creare i suoi abiti e ci diede anche qualche input sul tipo di donna al quale si rivolgeva con le sue creazioni.
Nel frattempo grazie ad un proiettore accompagnava le parole con delle immagini che ritraevano delle modelle che indossavano i vestiti che aveva creato (alcune delle immagini proiettate erano le stesse che campeggiavano giganti sulle pareti dell’atelier).
In altre parole intanto che parlava ci faceva vedere la SUA COLLEZIONE.
Quella fu per me una lezione importante ed è anche grazie a quella lezione se oggi ho la mia collezione.
Oggi, anche grazie a quella lezione, quando sono in fase di consulenza posso mostrare dei lavori realizzati da me e immortalati in magnifici scatti fotografici realizzati da quel bell’omino di Agostino.
Purtroppo il mio è un caso raro perché la maggior parte dei saloni di acconciatura usa le immagini che vengono fornite dalle aziende che vendono prodotti.
Immagini che ovviamente rappresentano l’azienda e non il salone che le sta esponendo.
Così finisce che molti parrucchieri in fase di consulenza mostrano tagli, pieghe, colori e acconciature che ha fatto qualcun altro.
Così finisce che molti saloni hanno una immagine esterna ed interna che non li rappresenta.
(di questo problema ne sa qualcosa Marco Meravista).
Un problema molto più grande di quello che sembra perché ha un impatto negativo su una cosa che si chiama AUTOREVOLEZZA.
Prova per un attimo a metterti nei panni della tua cliente ideale che ti sceglie perché sei l’esperto dei colori sfumati e poi quando arriva in salone trova delle immagini di colori che ha fatto qualcun altro.
Prova a metterti nei panni di una cliente che ti sceglie perché sei lo specialista dello stile e poi quando arriva in salone trova delle immagini con uno stile creato da qualcun altro.
“Mmm.. qui c’è qualcosa che non quadra.”
Questa frase riassume alla perfezione quello che succede nella mente della cliente che giustamente si trova spiazzata da un messaggio poco coerente.
Se ci pensi bene è come se tu andassi a cenare in un ristorante di livello e sulle pareti trovassi delle foto di piatti bellissimi che ha cucinato un altro ristorante.
“Mmm… qui c’è qualcosa che non quadra”
Secondo me sarebbe proprio questa la frase che riecheggerebbe nella tua mente.
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Ora invece immagina questo:
Ermenegilda (una cliente in target) mentre spollicia su Instagram capita su un’immagine che c’è sulla pagina del tuo salone.
Un’immagine figa che ti rappresenta al 100%100.
Un’immagine della TUA collezione.
Ermenegilda incuriosita dall’immagine visita anche la tua pagina Facebook e trova un gran bel post.
Un post utile, scritto in modo efficace e accompagnato da un’altra immagine della TUA collezione.
Qualche giorno dopo Ermenegilda (sempre più incuriosita) visita il sito del tuo salone e trova una sezione dedicata alla TUA collezione.
Sezione che guarda caso include la foto che ha visto su Instagram, quella che ha visto su Facebook e molte altre.
Nella sezione in questione le foto sono accompagnate da uno storytelling che racconta lo shooting fotografico che ti ha portato a creare la TUA collezione e il motivo per cui hai deciso di differenziarti, dalla maggior parte dei tuoi colleghi, creando la TUA collezione.
Ermenegilda è decisamente colpita e grazie a quello che ha visto decide di prenotare il suo primo appuntamento.
Quando arriva per la prima volta nei pressi del tuo salone vede una vetrina una immagine gigante, fighissima.
Una immagine della TUA collezione.
Una di quelle che Ermenegilda ha visto sul sito.
SBAM! 💪🏻
Poi entra in salone e sulla parete più importante c’è una immagine.
Un’immagine fighissima di backstage che ritrae te che stai pettinando una delle modelle della TUA collezione.
S B A M ! ! ! 💪🏻💪🏻💪🏻
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C’È BISOGNO CHE AGGIUNGA ALTRO?
Credo proprio di no.
Sono sicuro che quello che hai appena letto ti offre più di uno spunto che ti può portare a riflettere sulla differenza abissale che c’è tra avere la tua collezione e non averla.
Non solo!
Se hai immaginato quello che ti ho chiesto di immaginare hai capito perfettamente la correlazione che c’è tra la TUA collezione e la tua AUTOREVOLEZZA.
Quella stessa autorevolezza che ha esercitato su di me lo stilista emergente mentre presentava la sua collezione.
Ci si becca…
🤘🏻🤘🏼🤘🏿